Si chiama Progetto Itaca il nome provvisorio di una Conventio - senza enne finale - che si terrà domani in un monastero nei pressi di Ascoli Piceno. S’incontreranno persone e gruppi che non vogliono assistere inerti alla morte definitiva della destra in Italia.
Destra morale e civile, culturale e sociale, prima che politica. È aperta a chi proviene da tutte le destre possibili, persino quelle scontente di essere destra (beceri esclusi). Non è contro nessuno.
Itaca vuol dire ritrovare l’origine, liberarsi dei proci, ripartire per il viaggio dantesco. Condivido quasi tutte le critiche al seminario e la voglia di stare in disparte. Servirà a pochissimo, lo so, ma è infinitamente di più del Niente e dell’accidia che lo guarnisce. Vuol testimoniare, suscitare e rispondere a chi chiede «ma voi nel frattempo dove eravate?». Noi c’eravamo e ci provavamo, con disperata fiducia.
L’obbiettivo è ripartire dallo zero presente e dalla Tradizione come continuità di ciò che è vivo. Ripartire dalla sovranità, dello Stato e della politica, popolare e nazionale, sull’economia.
Ripartire dai giovani, dalle donne, dagli outsider per una rivoluzione italiana. Ripartire dalle idee e non dai casi personali. Salvare la politica dai politici e dai partiti. Rivedersi. Animare una proposta comunitaria, prepolitica e sociale, con stile e passione civile; tentare di riunire le forze sparse in campo. Quattro gatti, per carità, come fu nel ’92. Spesso si finisce come si comincia, in quattro gatti. A volte no, si diventa 444 e un grido può provocare una valanga.
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