sabato 23 marzo 2013

Trecento cicale ma un Grillo solo


Trecento cicale ma un Grillo solo

Vedo Grillo da Napolitano e sembra di vedere Spartacus consultato da Luigi XVI
Vedo Grillo da Napolitano e sembra di vedere Spartacus consultato da Luigi XVI. Uno stridore di scena e di linguaggi, un salto di secoli e di generi, una collisione di mondi. Ma la democrazia è questa e va rispettata. Però più si va avanti in questa sceneggiata sull'orlo dell'abisso e più mi convinco di una cosa: la democrazia va rifondata daccapo, distinguendo la rappresentanza dal governo. Una cosa dovrebbe essere il luogo della partecipazione e un altro il luogo della decisione.
Mi spiego: non è male se il Parlamento diventa la tribuna della gente, il luogo che esercita controllo sul potere e in cui entra gente comune, deputati provvisori d'occasione. A patto che il governo del Paese poi non dipenda da questa assortita compagnia di dilettanti, ma sia eletto direttamente dal popolo e al popolo risponda per via diretta e autonoma. In parlamento ci sta bene questa variopinta babele che rispecchia l'anima plurale del Paese e le sue istanze.
Ma al governo ci vuole unità di comando e decisione. Dunque, eleggiamo il Sindaco per l'Italia, il Capo dell'Esecutivo, col mandato pieno di formare il governo e stare in carica per tutta la legislatura, mentre il Parlamento resta organo di controllo, di proposta delle leggi e rappresentanza della varietà (non del varietà). Traduco: ai grillini date ruoli di controllo e commissioni di vigilanza, ma al governo poi ci vogliono decisori scelti ad hoc. La versione esagerata di questo sistema viene proprio da 5 Stelle: tutti partecipano ma poi uno decide. Trecento cicale e un Grillo solo.