giovedì 26 giugno 2014

Varedo, Figini scrive ai parlamentari: “Servizi sociali in difficoltà”

giovedì 26 giugno 2014

Varedo, Figini scrive ai parlamentari: “Servizi sociali in difficoltà”

Varedo, Figini scrive ai parlamentari: “Servizi sociali in difficoltà”

Pubblicato il 26 giugno 2014 da redazione
matteo figiniLe famiglie sono in difficoltà, ma il Comune non è messo nelle condizioni migliori per poterle seguire in modo ottimale. Pochi trasferimenti dallo Stato, troppi vincoli. Per questo motivo Matteo Figini, assessore ai Servizi alla persona, nei giorni scorsi ha deciso di inviare una lettera ai capigruppo della Camera dei Deputati.
Uno scritto con cui, a cuore aperto, chiede a tutti i rappresentanti delle varie forze politiche di riflettere sulla situazione attuale che, in fin dei conti, non consente a chi è sul territorio di dare risposte concrete ai primi bisogni del cittadino. La pubblichiamo integralmente.
Stimatissimi Onorevoli tutti,
chi vi scrive è un giovane Assessore di un Comune brianzolo, Varedo, di poco più di 13.000 residenti. Il colore politico, mio e dell’amministrazione, non ha importanza alcuna…
Rappresento un Comune che, come tanti, soffre enormemente delle decisioni di finanza pubblica assunte, lì da voi, a Roma.
Non voglio entrare in disquisizioni più o meno tecniche sulla bontà e l’utilità del Patto di Stabilità, ma mettete tutti una mano sul cuore (e il colore politico nel cassetto) e vi chiedo dieci minuti per riflettere insieme.
Solo nel 2010 il bilancio del nostro settore Servizi Sociali poteva vantare su risorse per € 1.591.300.
Ad oggi siamo a un totale previsionale (da approvare) per il 2014 di € 1.374.835 che difficilmente non diminuiranno (-216.000 €; e sembrano pochi, ma per garantire almeno il Sociale abbiamo tagliato in altri settori…).
Faccio presente che, pur con qualche aumento tariffario e con prossimi aumenti tributari in generale viste le decisioni degli ultimi governi (TASI, ecc), stiamo garantendo i medesimi servizi: è quindi riconoscibile che, probabilmente, in tempi di “vacche grasse” si gestiva la cosa pubblica un po’ più con superficialità, mentre, oggi, facendo economie e studiando al meglio come spendere ogni risorsa, sicuramente si risparmia.
Ma…
Ovviamente la congiuntura economica sfavorevole si riflette anche sulla drastica diminuzione di oneri di urbanizzazione nelle entrate comunali: segno che prima era tutto, e troppo, basato sulla cementificazione.
Un comune dava servizi solo se cementificava…e in questo qualcosa di distorto c’è, o no?
Secondo me sì: e succede ancora.
Un Comune che “riqualifica” grosse aree e ha la fortuna di incassare congrui oneri, ha modo di spendere e garantire, migliorando e ampliando, i propri servizi.
E quando invece un Comune ha la “sfortuna” di non poter quasi più contare su oneri? Che si fa se dallo Stato Centrale non arriva un “ghello”? O meglio: se lo Stato non ci fa spendere come dovremmo (e potremmo vista la liquidità in cassa)?
Quindi sono diminuiti i trasferimenti da tutti gli enti sovraordinati, ma vanno sempre più aumentando le domande e i bisogni sociali. Non ci sarà mica da stupirsi di questo: è la realtà con cui facciamo i conti ogni giorno. Settimanalmente si presentano alle mie quattro ore di appuntamento libero in Municipio cittadini con in mano: bollette da pagare, curriculum, lettere di licenziamento, di mobilità.
Nel 2013 abbiamo avuto 32 nuovi casi di persone “nuovi-poveri” presentatisi all’assistenza sociale; da gennaio 2014 già altre 24. Molti di questi casi si ripresentano più e più volte a seconda del tipo di problematica che l’assistenza si trova a gestire (h/uomo/caso sono in costante aumento).
Sommando queste persone all’utenza “storica”, ad oggi stiamo seguendo più di 80 casi di persone bisognose. Non solo…
Stiamo gestendo 10 sfratti già esecutivi senza alloggi popolari ad oggi liberi.
Abbiamo 9 adulti, di cui 4 in casa di riposo e 5 in residenze per disabili, tutti parzialmente o completamente a carico dell’Ente.
Seguiamo 64 casi di minori con variegate criticità (famigliari, comportamentali, ecc) e solo da gennaio 2014 il loro numero è aumentato di 13 unità.
E, soprattutto, 9 minori in comunità (o strutture di accoglienza diurne) sottratti ai genitori che ci costano un totale di € 147.436 (più del 10% del totale della spesa sociale).
Insomma: più di 150 persone a Varedo sono in carico/seguite dal Servizio alla Persona.
E stiamo facendo tutto ciò con in organico un solo Assistente Sociale a 30 ore settimanali, avendo “perso” due figure importanti negli ultimi mesi, una per maternità e l’altra per mobilità presso un altro ente.
Perché non assumiamo?
Perché vuoi le ferree regole alla spesa di personale da un lato e un accertamento da parte della Corte dei Conti dall’altro, non possiamo farlo.
Non entro nel merito ovviamente nelle decisioni della Corte, ma ritengo comunque che si debba rivalutare una legge secondo la quale da un possibile errore (tecnico e/o politico accertato dalla giustizia contabile) ne debbano scottare le conseguenze delle persone che non c’entrano nulla ed in assoluto stato di bisogno.
Detto tutto ciò (e potendomi dilungare a dismisura, ma fermandomi qui, perché non voglio annoiarvi e voglio puntare all’efficacia di queste righe): perché vi scrivo?
Perché ritengo indispensabile iniziare a valutare di scorporare parte della spesa sociale dal calcolo del Patto di Stabilità: il patto stesso ritengo debba essere severo con chi sperpera, con chi fa il “di più”; severo con chi sceglie “pavé al posto dell’asfalto”, con chi fa marciapiedi “rossi e verdi” e non puramente asfaltati, con chi spende per servizi alla persona non essenziali, con chi “si garantisce le rielezioni” con opere faraoniche e/o assolutamente inutili.
Di certo non dovrebbe porre limitazioni a spese obbligatorie per legge. Ad impegni ai quali se un Comune non adempie, un dirigente pubblico o un politico ne rispondono personalmente!
Un solo chiaro esempio?
Se un giudice del tribunale dei minori, “dalla sera alla mattina”, affida al Sindaco un minore in comunità a 75/100 € pro-die, per quale motivo, a causa del Patto, io devo distogliere fondi per alcuni servizi destinati alla collettività indistinta per convogliare migliaia di euro mensili per una sola persona?
Trovare soldi per una comunità per un minore significa distogliere fondi da:
- pasti a domicilio: usufruiti da circa 20 cittadini anziani o non in grado di cucinare da sé;
- assistenza domiciliare: circa 15 cittadini, più lista d’attesa perché con il nostro bilancio non riusciamo a garantire il servizio per più persone;
- contributi economici agli indigenti, tra i quali i nuclei che subiscono uno sfratto;
- servizio di integrazione lavorativa disabili (10 utenti in carico).
Certo UN bambino come quello descritto sopra è meritevole di tanti aiuti, sfortunato, da assistere in toto, ma pur sempre UNO e non decine e decine, centinaia forse, come le persone che oggi hanno bisogno in paese.
Perché, se facessi presente queste difficoltà, mi verrebbe probabilmente risposto che le risorse vanno reperite tagliando altrove?
Perché devo reperire tagliando altrove quando i soldi sono lì, nelle casse della tesoreria comunale di Varedo come in quella di migliaia di altri Comuni in Italia?
Sono queste le dinamiche distorte del Patto di Stabilità: applicare senza distinguo una pura legge fatta di tecnicismi che ignora tutte le sfaccettature che, oggi più che mai, possiede una gestione attenta del Welfare, del servizio sociale.
Spero che, su queste profane righe scritte di getto senza la pretesa o la presunzione di essere “sacerdote di verità legislativa”, un assessore di provincia abbia saputo smuovere un po’ le vostre coscienze.
Darò ovviamente massima diffusione a questa lettera e spero che ognuno di voi troverà del tempo per rispondere, ma, meglio ancora, tempo per agire concretamente con gli atti parlamentari che riterrete più efficaci per portare all’attenzione del Governo queste criticità.
Matteo Figini

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