venerdì 13 giugno 2014

GLI “IMPRENDITORI IN MUTANDE” CHIEDONO GIUSTIZIA: EQUITALIA VA FERMATA

Gli “imprenditori in mutande” continuano la loro protesta nei confronti della loro macchina omicida: Equitalia



Questa volta si sono riuniti a Montecitorio, lo scorso 4 giugno, per chiedere al governo il commissariamento immediato della società incaricata della riscossione nazionale dei tributi e per illustrare i termini esatti del referendum abrogativo presentato in Cassazione.Nelle figure di Angelo Alessandri, Federico Tedeschini (l’uno segretario nazionale di Io Cambio, l’altro presidente del movimento stesso) e di Giuseppe Graziani, presidente di Cobas Imprese,
sono state denunciate le misure vessatorie di Equitalia, che, “negli ultimi 18 mesi ha procurato la morte di 162 imprenditori italiani, suicidatisi perché finiti nella morsa di questa macchina infernale”. E i dati non finiscono qui: “dal 2009 al 2013” ha ricordato Giuseppe Graziani “sono state 48.939 le imprese costrette a dichiarare fallimento. Negli ultimi cinque anni, circa 100mila case sono state messe all’asta per pignoramenti spesso legati a pretese fiscali ingiuste”.
IO CAMBIO

In tempi di crisi l’efficientismo di Equitalia danneggia ulteriormente l’economia e dovrebbero essere introdotti criteri più morbidi: dalla dilazione dei tempi di pagamento alla diminuzione dei tassi di interesse, per esempio. E chi ne paga il conto, oltre ai singoli cittadini, sono soprattutto le imprese, che il più delle volte, sono obbligate a chiudere. Io Cambio e Cobas Imprese hanno fatto richiesta di referendum abrogativo, oltre che di commissariamento immediato, al fine di porre la società nelle mani di un commissario che sostituisca gli attuali organi dirigenti che appartengono per il 51% all’Agenzia delle Entrate e per il 49% all’Inps. “C’è una sentenza del TAR Lazio, dell’agosto 2011” ha riportato il presidente di Cobas Imprese “con la quale viene sancito che il 67% dei dirigenti dell’Agenzia delle Entrate, che lavorano per Equitalia e hanno firmato le cartelle esattoriali, non avevano titolo di farlo. Ciò significa che queste cartelle sono nulle!”.

Sono necessari maggior controllo e precisione anche nell’esaminare le identità degli evasori. “Stamattina” ha raccontato Giuseppe Graziani “assieme a noi avrebbe dovuto esserci anche Noi Consumatori, nella figura dell’avvocato Pisani, che è invece rimasto bloccato in udienza per un caso allucinante di omonimia a Napoli: un tale, con un cognome molto comune nel capoluogo campano, ha ricevuto una cartella esattoriale di 25 milioni di euro, con conseguente messa all’asta della sua casa, sulla quale paga ancora il mutuo”. A Napoli risulta esserci un 18% di casi di omonimia. “Questo episodio” ha concluso Graziani “può toccare ognuno di noi, gente normale che vive di modesto stipendio mensile”. 

Che Equitalia sia diventata ormai un problema per l’Italia lo ha ribadito anche il presidente di  Io Cambio, Federico Tedeschini: “la società” ha spiegato il professore “è nata con le migliori intenzioni possibili, per far fronte al precedente sistema di riscossione, mal funzionante. Ma le sono stati forniti una serie di strumenti che sono stati utilizzati male. Gli esempi di picco portati da Graziani attirano l’attenzione dei media. La nostra battaglia vuol risolvere un problema ancor più generalizzato: quello di conciliare i bisogni finanziari dello Stato con la necessità di una equità fiscale”. Ciò, secondo gli economisti, può realizzarsi solo con la creazione del contrasto di interessi. “Con il referendum vogliamo attaccare il metodo che utilizza lo Stato italiano nel combattere l’evasione fiscale” ha detto, entrando più nello specifico. “L’Italia risulta essere l’unico Paese in Europa che non pone in contrasto gli interessi di chi paga una determinata somma con chi la riceve. Qualcuno, molto stupidamente, ha creduto di creare questo contrasto di interessi fermando per strada le macchine di grossa cilindrata, facendo allontanare gli yacht dai porti italiani, con il risultato che sono stati spostati in Grecia e in Francia” e, di conseguenza, anche l’economia! La politica fiscale italiana, secondo il professore, è una politica perdente, “prima ancora che a riscuotere, a far perdere competitività alle imprese. Ove invece si arrivasse a modificare la fiscalità creando il contrasto di interessi fondato sulla possibilità di scaricare i costi, noi risolveremmo facilmente, senza disordine e con beneficio per tutti, un problema che nasce sbagliato nel momento in cui si vuole contrastare contemporaneamente e paradossalmente l’elusione e l’evasione fiscale”. 

Portando un esempio di ciò che è successo negli anni Cinquanta, il presidente di Io Cambio ha poi raccontato: “così come avveniva in quel periodo con il prezzo amministrato delle sigarette: aumentando il loro costo, aumentava il contrabbando”. Sono fatti ineliminabili e la politica si deve occupare di ottimizzare la lotta all’evasione, tenendo conto del fatto che l’evasione è e sarà sempre ineliminabile. Come mai in Italia solo l’1% delle dichiarazioni dei redditi – come riportano le statistiche - supera i 100mila euro? “Si capisce che c’è qualcosa che non va” ha ribadito Tedeschini “rispetto al tenore di vita di tutti gli italiani, che continua a cadere ogni giorno, ma che è comunque sempre troppo alto rispetto a quell’1%”. 

“Il sistema fiscale italiano” ha concluso il professore “si fonda dunque sulla collusione di interessi, che fa sì che nascano strumenti come Equitalia, che utilizzano formalmente meccanismi ineccepibili, ma che abusano del diritto, non solo nella fase della riscossione, ma anche in quella della sua organizzazione, acquisendo ad esempio azioni di società di riscossione, senza ricorrere a procedimenti di confronto concorrenziale”. 
Superare il modello Equitalia, a livello costituzionale, non basta; bisogna superare il modello fiscale e renderlo giusto attraverso il controllo stretto del passaggio di denaro da chi paga a chi riceve. “Questo controllo va dato ai cittadini per tutelare i propri interessi, cosicché la macchina fiscale, sgonfiata e sgombra dei problemi anche drammatici che prima richiamavano Graziani e Alessandri, potrà portarci i mezzi per mantenere uno stato sociale, per far sopravvivere le imprese, per pagare alle imprese i debiti che arrivano dalla pubblica amministrazione”. 
“Diceva Benjamin Franklin” ha concluso Tedeschini “che nulla come la morte e le tasse è inevitabile, però la medicina ci insegna a morire meglio e più tardi. Occorre che la scienza delle finanze ci insegni a pagare le tasse meno e meglio”.

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