venerdì 27 giugno 2014

Comune Padova obbliga uso crocefisso

 (foto: ANSA)


(ANSA) - PADOVA, 25 GIU - Il Comune di Padova acquista e regala, rendendolo obbligatorio in tutti gli uffici pubblici , il crocifisso. A fare questa scelta il neosindaco della Lega Massimo Bitonci che ne ha dato notizia attraverso i social network. "Ora in tutti gli edifici e scuole - scrive Bitonci - un bel crocifisso obbligatorio regalato dal Comune. E guai a chi lo tocca". L'annuncio è stato lanciato stamattina da Bitonci attraverso la sua pagina Facebook.

giovedì 26 giugno 2014

Noi Siamo Contro la DROGA!!!!!



26 giugno 2014:
In occasione della Giornata Mondiale per la Lotta alla Droga, Noi Di Destra – Brescia, vuole esprimere tutto il proprio dissenso verso le politiche sulla droga attuate dall'attuale Governo, dal PD Renziano con l'appoggio del NCD e da tutto il Centrosinistra.
Noi Di Destra continua a protestare contro il decreto legge sulla droga approvato da Montecitorio.

“Un provvedimento scellerato che rappresenta un totale passo indietro nella lotta alle sostanze stupefacenti” dichiara Simone Massenxa, Presidente Provinciale di NDD "Reintroducendo la distinzione tra droghe “Leggere” e “Pesanti” e depenalizzando fortemente l’uso di sostanze stupefacenti, il Governo Italiano ha favorito e continua a favorire gli spacciatori e i criminali e considera la lotta alla droga solo come un fatto esclusivamente sanitario. Le legalizzazioni delle cosiddette “Droghe Leggere”, anche parziali, oltre ad essere quanto meno discutibili sul piano legislativo” conclude il Presidente Massenza “non producono gli effetti che si erano prefissate”.

“Vogliamo ricordare e condividere le parole di Papa Francesco di pochi giorni fa “No ad ogni tipo di droga. Semplicemente, no ad ogni tipo di droga” continua Il Presidente di NDD-Brescia “La droga è un male, e con il male non ci possono essere cedimenti né tanto meno compromessi. Pensare di poter ridurre il danno, consentendo l'uso di psicofarmaci a quelle persone che continuano ad usare droga, non risolve affatto il problema. Lo conferma il nuovo approccio sulle terapie con il metadone, non più finalizzato al recupero della persona ma che rischia di cronicizzare la dipendenza. Le droghe sostitutive” conclude Inselvini “non sono una terapia sufficiente, ma un miserabile modo velato di arrendersi al fenomeno. La droga non si vince mai con la droga!”

L'attuale Governo, inoltre, ignora la prevenzione, il recupero e il reinserimento socio-lavorativo degli ex tossicodipendenti e tutti gli aspetti psicologici e sociali del problema.Il flagello della droga continua ad imperversare in forme e dimensioni impressionanti in Italia e rappresenta un pericolo in crescita per giovani ed adolescenti:
In Italia, ogni anno, ci sono 390 vittime per overdose
Il 74% degli incidenti stradali del weekend è causato dall’uso di droghe
L'83% dei reati violenti in Italia vengono compiuti sotto effetto di droghe e stupefacenti
Il 15% dei consumatori, a causa della droga, è affetto da psicosi, apatia, attacchi di panico, depressione e tendenze suicide
Le droghe causano danni al sistema immunitario, perdita della memoria, insufficienza renale, cancro, morte
“Quando un giovane non ha un orizzonte, nè speranza, cade più facilmente nell'offerta della droga” conclude Simone Massenza “Il lavoro, l’educazione, lo sport, la salute sono la strada della prevenzione; se si realizzano questi non ci può essere più posto per la droga, per l'abuso di alcool, per ogni altra dipendenza. Noi Di Destra, non solo nella Giornata Mondiale ma da mesi, sta portando avanti una Campagna contro la droga, in collaborazione con Gioventù Nazionale, su tutto il Territorio provinciale ed in special modo fuori da Istituti Superiori ed Università, dal titolo "Non drogarti se hai coraggio”.
Dopo aver abolito il reato di immigrazione clandestina e aver cancellato ogni certezza della pena grazie agli “Svuota Carceri”, la Sinistra e i sedicenti partiti di Centrodestra che sostengono Renzi legalizzano di fatto la droga.
Una vergogna che Noi Di Destra continuerà a far conoscere ai giovani ed a tutti gli Italiani e che combatterà con ogni mezzo.

Varedo, Figini scrive ai parlamentari: “Servizi sociali in difficoltà”

giovedì 26 giugno 2014

Varedo, Figini scrive ai parlamentari: “Servizi sociali in difficoltà”

Varedo, Figini scrive ai parlamentari: “Servizi sociali in difficoltà”

Pubblicato il 26 giugno 2014 da redazione
matteo figiniLe famiglie sono in difficoltà, ma il Comune non è messo nelle condizioni migliori per poterle seguire in modo ottimale. Pochi trasferimenti dallo Stato, troppi vincoli. Per questo motivo Matteo Figini, assessore ai Servizi alla persona, nei giorni scorsi ha deciso di inviare una lettera ai capigruppo della Camera dei Deputati.
Uno scritto con cui, a cuore aperto, chiede a tutti i rappresentanti delle varie forze politiche di riflettere sulla situazione attuale che, in fin dei conti, non consente a chi è sul territorio di dare risposte concrete ai primi bisogni del cittadino. La pubblichiamo integralmente.
Stimatissimi Onorevoli tutti,
chi vi scrive è un giovane Assessore di un Comune brianzolo, Varedo, di poco più di 13.000 residenti. Il colore politico, mio e dell’amministrazione, non ha importanza alcuna…
Rappresento un Comune che, come tanti, soffre enormemente delle decisioni di finanza pubblica assunte, lì da voi, a Roma.
Non voglio entrare in disquisizioni più o meno tecniche sulla bontà e l’utilità del Patto di Stabilità, ma mettete tutti una mano sul cuore (e il colore politico nel cassetto) e vi chiedo dieci minuti per riflettere insieme.
Solo nel 2010 il bilancio del nostro settore Servizi Sociali poteva vantare su risorse per € 1.591.300.
Ad oggi siamo a un totale previsionale (da approvare) per il 2014 di € 1.374.835 che difficilmente non diminuiranno (-216.000 €; e sembrano pochi, ma per garantire almeno il Sociale abbiamo tagliato in altri settori…).
Faccio presente che, pur con qualche aumento tariffario e con prossimi aumenti tributari in generale viste le decisioni degli ultimi governi (TASI, ecc), stiamo garantendo i medesimi servizi: è quindi riconoscibile che, probabilmente, in tempi di “vacche grasse” si gestiva la cosa pubblica un po’ più con superficialità, mentre, oggi, facendo economie e studiando al meglio come spendere ogni risorsa, sicuramente si risparmia.
Ma…
Ovviamente la congiuntura economica sfavorevole si riflette anche sulla drastica diminuzione di oneri di urbanizzazione nelle entrate comunali: segno che prima era tutto, e troppo, basato sulla cementificazione.
Un comune dava servizi solo se cementificava…e in questo qualcosa di distorto c’è, o no?
Secondo me sì: e succede ancora.
Un Comune che “riqualifica” grosse aree e ha la fortuna di incassare congrui oneri, ha modo di spendere e garantire, migliorando e ampliando, i propri servizi.
E quando invece un Comune ha la “sfortuna” di non poter quasi più contare su oneri? Che si fa se dallo Stato Centrale non arriva un “ghello”? O meglio: se lo Stato non ci fa spendere come dovremmo (e potremmo vista la liquidità in cassa)?
Quindi sono diminuiti i trasferimenti da tutti gli enti sovraordinati, ma vanno sempre più aumentando le domande e i bisogni sociali. Non ci sarà mica da stupirsi di questo: è la realtà con cui facciamo i conti ogni giorno. Settimanalmente si presentano alle mie quattro ore di appuntamento libero in Municipio cittadini con in mano: bollette da pagare, curriculum, lettere di licenziamento, di mobilità.
Nel 2013 abbiamo avuto 32 nuovi casi di persone “nuovi-poveri” presentatisi all’assistenza sociale; da gennaio 2014 già altre 24. Molti di questi casi si ripresentano più e più volte a seconda del tipo di problematica che l’assistenza si trova a gestire (h/uomo/caso sono in costante aumento).
Sommando queste persone all’utenza “storica”, ad oggi stiamo seguendo più di 80 casi di persone bisognose. Non solo…
Stiamo gestendo 10 sfratti già esecutivi senza alloggi popolari ad oggi liberi.
Abbiamo 9 adulti, di cui 4 in casa di riposo e 5 in residenze per disabili, tutti parzialmente o completamente a carico dell’Ente.
Seguiamo 64 casi di minori con variegate criticità (famigliari, comportamentali, ecc) e solo da gennaio 2014 il loro numero è aumentato di 13 unità.
E, soprattutto, 9 minori in comunità (o strutture di accoglienza diurne) sottratti ai genitori che ci costano un totale di € 147.436 (più del 10% del totale della spesa sociale).
Insomma: più di 150 persone a Varedo sono in carico/seguite dal Servizio alla Persona.
E stiamo facendo tutto ciò con in organico un solo Assistente Sociale a 30 ore settimanali, avendo “perso” due figure importanti negli ultimi mesi, una per maternità e l’altra per mobilità presso un altro ente.
Perché non assumiamo?
Perché vuoi le ferree regole alla spesa di personale da un lato e un accertamento da parte della Corte dei Conti dall’altro, non possiamo farlo.
Non entro nel merito ovviamente nelle decisioni della Corte, ma ritengo comunque che si debba rivalutare una legge secondo la quale da un possibile errore (tecnico e/o politico accertato dalla giustizia contabile) ne debbano scottare le conseguenze delle persone che non c’entrano nulla ed in assoluto stato di bisogno.
Detto tutto ciò (e potendomi dilungare a dismisura, ma fermandomi qui, perché non voglio annoiarvi e voglio puntare all’efficacia di queste righe): perché vi scrivo?
Perché ritengo indispensabile iniziare a valutare di scorporare parte della spesa sociale dal calcolo del Patto di Stabilità: il patto stesso ritengo debba essere severo con chi sperpera, con chi fa il “di più”; severo con chi sceglie “pavé al posto dell’asfalto”, con chi fa marciapiedi “rossi e verdi” e non puramente asfaltati, con chi spende per servizi alla persona non essenziali, con chi “si garantisce le rielezioni” con opere faraoniche e/o assolutamente inutili.
Di certo non dovrebbe porre limitazioni a spese obbligatorie per legge. Ad impegni ai quali se un Comune non adempie, un dirigente pubblico o un politico ne rispondono personalmente!
Un solo chiaro esempio?
Se un giudice del tribunale dei minori, “dalla sera alla mattina”, affida al Sindaco un minore in comunità a 75/100 € pro-die, per quale motivo, a causa del Patto, io devo distogliere fondi per alcuni servizi destinati alla collettività indistinta per convogliare migliaia di euro mensili per una sola persona?
Trovare soldi per una comunità per un minore significa distogliere fondi da:
- pasti a domicilio: usufruiti da circa 20 cittadini anziani o non in grado di cucinare da sé;
- assistenza domiciliare: circa 15 cittadini, più lista d’attesa perché con il nostro bilancio non riusciamo a garantire il servizio per più persone;
- contributi economici agli indigenti, tra i quali i nuclei che subiscono uno sfratto;
- servizio di integrazione lavorativa disabili (10 utenti in carico).
Certo UN bambino come quello descritto sopra è meritevole di tanti aiuti, sfortunato, da assistere in toto, ma pur sempre UNO e non decine e decine, centinaia forse, come le persone che oggi hanno bisogno in paese.
Perché, se facessi presente queste difficoltà, mi verrebbe probabilmente risposto che le risorse vanno reperite tagliando altrove?
Perché devo reperire tagliando altrove quando i soldi sono lì, nelle casse della tesoreria comunale di Varedo come in quella di migliaia di altri Comuni in Italia?
Sono queste le dinamiche distorte del Patto di Stabilità: applicare senza distinguo una pura legge fatta di tecnicismi che ignora tutte le sfaccettature che, oggi più che mai, possiede una gestione attenta del Welfare, del servizio sociale.
Spero che, su queste profane righe scritte di getto senza la pretesa o la presunzione di essere “sacerdote di verità legislativa”, un assessore di provincia abbia saputo smuovere un po’ le vostre coscienze.
Darò ovviamente massima diffusione a questa lettera e spero che ognuno di voi troverà del tempo per rispondere, ma, meglio ancora, tempo per agire concretamente con gli atti parlamentari che riterrete più efficaci per portare all’attenzione del Governo queste criticità.
Matteo Figini

venerdì 13 giugno 2014

GLI “IMPRENDITORI IN MUTANDE” CHIEDONO GIUSTIZIA: EQUITALIA VA FERMATA

Gli “imprenditori in mutande” continuano la loro protesta nei confronti della loro macchina omicida: Equitalia



Questa volta si sono riuniti a Montecitorio, lo scorso 4 giugno, per chiedere al governo il commissariamento immediato della società incaricata della riscossione nazionale dei tributi e per illustrare i termini esatti del referendum abrogativo presentato in Cassazione.Nelle figure di Angelo Alessandri, Federico Tedeschini (l’uno segretario nazionale di Io Cambio, l’altro presidente del movimento stesso) e di Giuseppe Graziani, presidente di Cobas Imprese,
sono state denunciate le misure vessatorie di Equitalia, che, “negli ultimi 18 mesi ha procurato la morte di 162 imprenditori italiani, suicidatisi perché finiti nella morsa di questa macchina infernale”. E i dati non finiscono qui: “dal 2009 al 2013” ha ricordato Giuseppe Graziani “sono state 48.939 le imprese costrette a dichiarare fallimento. Negli ultimi cinque anni, circa 100mila case sono state messe all’asta per pignoramenti spesso legati a pretese fiscali ingiuste”.
IO CAMBIO

In tempi di crisi l’efficientismo di Equitalia danneggia ulteriormente l’economia e dovrebbero essere introdotti criteri più morbidi: dalla dilazione dei tempi di pagamento alla diminuzione dei tassi di interesse, per esempio. E chi ne paga il conto, oltre ai singoli cittadini, sono soprattutto le imprese, che il più delle volte, sono obbligate a chiudere. Io Cambio e Cobas Imprese hanno fatto richiesta di referendum abrogativo, oltre che di commissariamento immediato, al fine di porre la società nelle mani di un commissario che sostituisca gli attuali organi dirigenti che appartengono per il 51% all’Agenzia delle Entrate e per il 49% all’Inps. “C’è una sentenza del TAR Lazio, dell’agosto 2011” ha riportato il presidente di Cobas Imprese “con la quale viene sancito che il 67% dei dirigenti dell’Agenzia delle Entrate, che lavorano per Equitalia e hanno firmato le cartelle esattoriali, non avevano titolo di farlo. Ciò significa che queste cartelle sono nulle!”.

Sono necessari maggior controllo e precisione anche nell’esaminare le identità degli evasori. “Stamattina” ha raccontato Giuseppe Graziani “assieme a noi avrebbe dovuto esserci anche Noi Consumatori, nella figura dell’avvocato Pisani, che è invece rimasto bloccato in udienza per un caso allucinante di omonimia a Napoli: un tale, con un cognome molto comune nel capoluogo campano, ha ricevuto una cartella esattoriale di 25 milioni di euro, con conseguente messa all’asta della sua casa, sulla quale paga ancora il mutuo”. A Napoli risulta esserci un 18% di casi di omonimia. “Questo episodio” ha concluso Graziani “può toccare ognuno di noi, gente normale che vive di modesto stipendio mensile”. 

Che Equitalia sia diventata ormai un problema per l’Italia lo ha ribadito anche il presidente di  Io Cambio, Federico Tedeschini: “la società” ha spiegato il professore “è nata con le migliori intenzioni possibili, per far fronte al precedente sistema di riscossione, mal funzionante. Ma le sono stati forniti una serie di strumenti che sono stati utilizzati male. Gli esempi di picco portati da Graziani attirano l’attenzione dei media. La nostra battaglia vuol risolvere un problema ancor più generalizzato: quello di conciliare i bisogni finanziari dello Stato con la necessità di una equità fiscale”. Ciò, secondo gli economisti, può realizzarsi solo con la creazione del contrasto di interessi. “Con il referendum vogliamo attaccare il metodo che utilizza lo Stato italiano nel combattere l’evasione fiscale” ha detto, entrando più nello specifico. “L’Italia risulta essere l’unico Paese in Europa che non pone in contrasto gli interessi di chi paga una determinata somma con chi la riceve. Qualcuno, molto stupidamente, ha creduto di creare questo contrasto di interessi fermando per strada le macchine di grossa cilindrata, facendo allontanare gli yacht dai porti italiani, con il risultato che sono stati spostati in Grecia e in Francia” e, di conseguenza, anche l’economia! La politica fiscale italiana, secondo il professore, è una politica perdente, “prima ancora che a riscuotere, a far perdere competitività alle imprese. Ove invece si arrivasse a modificare la fiscalità creando il contrasto di interessi fondato sulla possibilità di scaricare i costi, noi risolveremmo facilmente, senza disordine e con beneficio per tutti, un problema che nasce sbagliato nel momento in cui si vuole contrastare contemporaneamente e paradossalmente l’elusione e l’evasione fiscale”. 

Portando un esempio di ciò che è successo negli anni Cinquanta, il presidente di Io Cambio ha poi raccontato: “così come avveniva in quel periodo con il prezzo amministrato delle sigarette: aumentando il loro costo, aumentava il contrabbando”. Sono fatti ineliminabili e la politica si deve occupare di ottimizzare la lotta all’evasione, tenendo conto del fatto che l’evasione è e sarà sempre ineliminabile. Come mai in Italia solo l’1% delle dichiarazioni dei redditi – come riportano le statistiche - supera i 100mila euro? “Si capisce che c’è qualcosa che non va” ha ribadito Tedeschini “rispetto al tenore di vita di tutti gli italiani, che continua a cadere ogni giorno, ma che è comunque sempre troppo alto rispetto a quell’1%”. 

“Il sistema fiscale italiano” ha concluso il professore “si fonda dunque sulla collusione di interessi, che fa sì che nascano strumenti come Equitalia, che utilizzano formalmente meccanismi ineccepibili, ma che abusano del diritto, non solo nella fase della riscossione, ma anche in quella della sua organizzazione, acquisendo ad esempio azioni di società di riscossione, senza ricorrere a procedimenti di confronto concorrenziale”. 
Superare il modello Equitalia, a livello costituzionale, non basta; bisogna superare il modello fiscale e renderlo giusto attraverso il controllo stretto del passaggio di denaro da chi paga a chi riceve. “Questo controllo va dato ai cittadini per tutelare i propri interessi, cosicché la macchina fiscale, sgonfiata e sgombra dei problemi anche drammatici che prima richiamavano Graziani e Alessandri, potrà portarci i mezzi per mantenere uno stato sociale, per far sopravvivere le imprese, per pagare alle imprese i debiti che arrivano dalla pubblica amministrazione”. 
“Diceva Benjamin Franklin” ha concluso Tedeschini “che nulla come la morte e le tasse è inevitabile, però la medicina ci insegna a morire meglio e più tardi. Occorre che la scienza delle finanze ci insegni a pagare le tasse meno e meglio”.

Un decimo di Montanelli

È bello smentire Indro Montanelli che pensava di finire dimenticato nel giro di un paio di generazioni.




È bello sapere che non ha scritto sull'acqua, come lui disse; o esiste la memoria dell'acqua, come dicono alcuni scienziati. Comunque fa piacere vedere un ragazzo che non fece in tempo a essere neanche lettore del Giornale diretto da Montanelli dedicare un libro a Indro «raccontato da chi non c'era» (Tutte le speranze edito da Rizzoli).
Paolo Di Paolo ha già curato due belle antologie montanelliane, ma questa non è una biografia né un saggio critico, non aggiunge nulla ai testi già usciti e racconta cose già note a chi ama Montanelli. Ma è bello vedere che il mito e la scrittura di Indro abbiano contagiato un «postero» che per giunta pende a sinistra. Vorrei obiettargli solo una cosa. Ha tutto il diritto di criticare il Giornale dopo Montanelli, una cosa però non può fare: disprezzare come una «bolla di retorica» le pagine uscite sul Giornale alla sua morte.
Chi scrisse di lui sul Giornale lo aveva amato e ammirato per una vita, salvo gli ultimi anni. Come, del resto, gran parte dei suoi lettori. Perché considerare autentici i necrologi corali della stampa che lo aveva detestato per una vita e lo riabilitò solo negli ultimi sette anni in quanto antiberlusconiano, e ritenere invece ipocriti i ricordi di chi lo aveva amato per i precedenti sessant'anni da conservatore, anticomunista e alle origini fascista?
È più falso elogiare l'ultimo decimo di Montanelli dimenticando i primi nove, che fare l'inverso.