lunedì 27 gennaio 2014

Brianza: Fini e quella destra che (ora) non c’è…

Un incontro atteso, anche in Brianza, quello con Gianfranco Fini. Ieri (giovedì per chi legge, ndr) le mille domande che da tempo gli ex An avrebbero voluto fare al loro ex segretario hanno trovato il loro momento.
Il generale di Alleanza Nazionale è stato infatti ospite di Noi di Destra all’Urban center di via Turati. Sulla carta, la presentazione del suo libro “Il Ventennio. Io, Berlusconi e l’Italia tradita”, di fatto una riflessione sulle ultime decadi di storia a destra.
Al tavolo dei relatori gli organizzatori Pietro Di SalvoFirmo MorenoAntonio Romano, insieme al giornalista (e direttore di nuovaBrianza) Marco Pirola. È toccato a quest’ultimo incalzare l’ex presidente della Camera sulle questioni che più stavano a cuore alla destra locale. Perché in sala di volti noti non ne sono mancati. Dagli ex assessori monzesi, come Marco Meloro e Andrea Arbizzoni,agli ex consiglieri fino ad un ritorno inatteso, quello di Edda Ceraso, volto storico della destra monzese.
DESTRA E FUTURO - Fini nell’occasione ha lanciato più di un messaggio a chi ancora si ritiene di destra. “L’obiettivo dell’associazione è di mettere un po’ di sale nella minestra della destra.
Un tempo era più facile, c’erano le ideologie a guidare, oggi il mondo è cambiato e ha bisogno di risposte che siano ancora prima idee”. Così l’ex leader di An ha aperto anche a temi complessi come i diritti civili, le unioni gay e il problema della cittadinanza: “Non penso al matrimonio, che è un’altra cosa. Ma è fondamentale riflettere su temi come il riconoscimento dei diritti, ossia il fatto che due persone che hanno trascorso la vita insieme, possano vedersi riconosciuto il fatto di assistere il proprio compagno o compagna sul letto di ospedale, così come trovare delle soluzioni alle questioni ereditarie”.
E sul discorso dello ius soli: “Premetto che non sono d’accordo con lo ius soli, ma è folle non vedere che un bambino che è nato in Italia da genitori stranieri, che vive in Italia, studia e poi lavorerà, non possa essere italiano. In Francia, ad esempio, la destra ritiene che francese sia chi ama la Francia e non solo chi ci è nato. Poi ci sono i lepenisti che dicono altro, ma lo schieramento della destra moderna accetta questo concetto e lo condivide”. Così la proposta di Fini: “Un bambino che abbia trascorso almeno undici anni ininterrotti in Italia, che sia questo il suo Paese di nascita, va riconosciuto come italiano”. Fonte NUOVA BRIANZA

1 commento:

  1. Una storia iniziata 20 anni fà e chiusa a Monza in presenza di tanti uomini e donne di Destra. Adesso tocca alla Base cominciare a costruire un futuro...

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