Noi di destra. L’idea del governissimo PD-PDL fa ribrezzo, ma qual è l’alternativa?
Noi di destra siamo schifati all’idea di fare un governissimo con il Partito Democratico che per due mesi ci ha trascinati in un marasma istituzionale storicamente vergognoso, soprattutto davanti alla crisi. E la voglia di dire NO a qualsiasi inciucio con la sinistra è tanta. Più di quanta ce ne sia a sinistra, che di inciuci, ribaltoni e governissimi ne hanno la cultura. Ma la domanda che un cittadino che vota a destra dovrebbe porsi è questa: l’alternativa?
Facile dire: “voto”. È la prima cosa che viene in mente. La logica democratica impone questo modo di pensare: o governa chi vince o si vota se non può. Del resto, è inammissibile che un governo sia fatto da coloro i quali, fino al giorno prima le elezioni, si davano battaglia a suon di slogan. Ed è altrettanto inammissibile che un governo venga fatto insieme a chi non si stima e del quale non ci si fida. E questo è il caso del PD e del PDL.
Poi, certo, ognuno può facilmente concludere che sono tutti uguali e che alla fine le schermaglie sono solo di facciata. Il grillismo usa questo artificio retorico per distinguersi della massa, ma la verità è ben più complessa. Indubbiamente ci sono molte più cose che accomunano il centrodestra e il centrosinistra, più di quante li dividano, ma quelle poche cose che li separano sono pesanti e direi persino determinanti. Altrimenti non staremmo qui a scriverci su.
La questione dunque è tutta istituzionale. È la nostra Costituzione, prima di tutto, che favorisce gli inciuci e i governissimi. Sancendo una forma di parlamentarismo spinto con un Governo subordinato completamente (e irragionevolmente) alla volontà delle Camere, affinché questo possa nascere deve ottenere la fiducia di entrambe, e la fiducia la si ottiene a maggioranza. Perciò, se una maggioranza politica manca nel campo “vincitore”, si è costretti a cercarla nel campo avversario. Non esistono alternative, tranne il voto (semestre bianco permettendo).
E se poi il voto è basato su un meccanismo che non permette una vittoria netta per chi non ottiene molti voti? La questione allora si complica. Perché il porcellum (ed è questa, paradossalmente, la sua forza) impedisce proprio che si possa vincere per uno scarto minimo di voti. Cosa buona e giusta naturalmente, ma fino a un certo punto. Il risultato lo abbiamo sotto gli occhi.
Dunque, parlamentarismo spinto e vocato all’inciucio + legge elettorale pensata per impedire vittorie risicate non possono che essere un mix micidiale per la nostra governabilità. Conseguenza? Governissimo o voto. Ma il voto non è sempre la migliore soluzione se l’Italia ha bisogno di essere governata e non di essere cacciata ancora una volta dentro la cabina elettorale. Il governissimo diventa perciò una scelta sì obbrobriosa, ma comunque obbligata. Obbligata per Costituzione e per necessità.
È inutile pertanto lamentarsi o scandalizzarsi. Forse entrambi i sentimenti hanno una loro ragione quando il governissimo è fatto per impedire alla parte politica vincitrice di governare (vedi Governo Berlusconi e uso politico dello spread), ma non quando oggettivamente quella parte politica non ha i numeri per reggere un confronto in Parlamento (vedi Governo Bersani morto nella culla). Allora, seppure non sia moralmente giusto, è comunque accettabile, almeno per un certo periodo di tempo. Il resto è solo becero populismo.
Il che mi porta a concludere che l’attuale sistema costituzionale è del tutto inadeguato alla dinamicità della politica italiana. È un sistema troppo rigido, ma allo stesso tempo è anche troppo flessibile, poiché capace di creare delle vere e proprie bizzarrie politiche. Anche negli altri paesi esistono i governissimi (almeno in quelli a forma parlamentare), ma sono rari e legati a particolari eventi. Da noi invece rischiano di diventare la regola che svilisce l’identità politica e le scelte democratiche dei cittadini. Soprattutto quando sono imposti (ma questo non è il caso) senza una reale ragione politica e istituzionale.
Non è così che deve andare. L’Italia ha bisogno di Governi che non siano sempre il frutto di un compromesso trasversale; compromesso non sempre capito dai cittadini. Ecco perché la soluzione presidenziale è quella giusta. Dobbiamo fare uno sforzo di maturità per trovare una sintesi capace di ridisegnare la nostra Costituzione. Il nostro paese ha il sacrosanto diritto di avere Governi stabili, duraturi e forti. La nostra intrinseca debolezza istituzionale si ripercuote (e non poco) nei rapporti internazionali e crea sfiducia nei cittadini, allontanandoli dalla politica. Il parlamentarismo spinto, imposto sull’onda dell’antifascismo, oggi è solo un ingombro ed è palesemente fallito, per non dire bollito.
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